Saturday, November 08, 2008

La conoscenza

“L’uomo compie tanti errori nella sua esistenza: basterebbe anche solo la riflessione su di essi, e acquisirebbe tanta saggezza. Ma ci interessa veramente la saggezza? Ho l’impressione che molte volte preferiamo vivere solo di sensazioni, di ricerca del piacere fine a se stesso, come se questa fosse l’unica forma di conoscenza che possiamo avere. E in questo modo d’essere non ci provochiamo che la ripetizione di esperienze sempre uguali, impedendo così la nostra crescita.

Voi pensate alla Conoscenza come una stanza della vostra mente da riempire di cose grandi e piccole, mentre invece è una pianta che in voi germoglia e si fa albero, e i cui frutti non sono aggiunti da nessuno, e nessuno può portarli dal di fuori, poiché sono il frutto dello sbocciare del vostro essere.
Voi pensate alla ragione come vostro unico mezzo di Conoscenza, mentre invece è solo lo strumento che vi permette di pescare dove gli occhi non vedono. Ma vi sono abissi dove gli occhi non arrivano, e se sapete gettare i vostri ami anche in essi, saprete farvi dono delle prede più grosse.
Voi pensate che sia conoscibile solo la musica che udite con le vostre orecchie. Ma se apriste al Sole tutti quanti i vostri rami e i vostri petali, udreste la sottile sinfonia che scorre sopra le righe della vostra Conoscenza.
Vi sono infatti nel vostro cuore corde che mai toccate, e vi esercitate nel suonarne sempre solo una, ripetendo alla vostra Conoscenza l’unico suono che col tempo diventate.
Solo di rado, quando vi sfiora il Vento, sentite vibrare molte di quelle corde tese, ma poi questo invito ad adoperare le vostre mani rimane muto ad ascoltarvi muti.
E allora per timore d’essere, tornate alle monotonie d’esistere.
Leggete pure i vostri libri. Saziatevi ai vostri pranzi di parole. Ma non mentitevi dicendo che questa è Conoscenza. Né dicendo che la ragione abbia lumi più del cuore.
Poiché chi ama già conosce. E chi conosce amando possiede pure la saggezza.
Il vostro vagabondare v’accusa d’aver smarrito il cuore. E ogni vostra sofferenza affonda le radici in questo, poiché, quando la stoltezza corre, la saggezza, che ha gambe più lunghe, la insegue con la frusta del Dolore.
La stoltezza infatti non è una strada, ma solo lo stendersi della vostra spiga sulla pietra ove il tempo la percuote fino a quando non abbia liberato tutti i suoi chicchi.
Affinché ogni chicco germogliando nel vostro cuore, liberi la sua Conoscenza, e la Conoscenza vi trasformi in Gioia.
Chiamate dunque per nome le vostre angosce, chiamatele nostalgie per ciò che eravate e che sareste.
La vostra vita fu infatti progettata per la Gioia, poiché appartenete da sempre ad ali d’aquila.
E pertanto la vostra Conoscenza non insegua più se stessa, ma compiendo per voi un altro passo, abbia per fine il vostro fine, abbia per fine la Verità.

1 comment:

Filippo said...

Ma ciò l'hai scritto tu o l'hai letto da qualche parte?
Filippo